il genepì

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il genepì

Una tradizione piemontese

Il Genepì è una pianta che cresce spontanea in montagna sull'arco alpino al di sopra dei 2000 - 2500 metri di altitudine, nelle fessure delle rocce, nei macereti, nelle ghiaie, nelle morene e nei pascoli sassosi. Botanicamente appartiene al genere "Artemisia", il quale conta oltre 200 specie di piante. Tale pianta presenta proprietà aromatiche, digestive, balsamiche, cicatrizzanti, stimolanti e neurotoniche. Al genere Artemisia appartengono: l'Artemisia genipi (spicata), l'Artemisia mutellina, l'Artemisia glacialis, l'Artemisia petrosa e l'Artemisia nivalis. Le prime hanno riscontrato il maggior interesse ai fini di studio per il loro contenuto più significativo in oli essenziali.

La Pianta

Artemisia Genipi

L'Artemisia Genipi o spiacata, conosciuta anche come Genepì nero o Genepì maschio, è una pianta perenne, cespitosa, di colore grigio sericeo, caratterizzata da dimensioni minori rispetto all'Artemisia mutellina. I capolini fiorali sono raggruppati sullo stelo dando all'infiorescenza l'aspetto di una spiga. E' tipica dei terreni pietrosi alpini fino ad una quota di 3500 m s.l.m. e difficilmente si adatta a quote inferiori a 2000 m.

Artemisia Mutellina

L'Artemisia Mutellina, conosciuta anche come Genepì bianco o Genepì femmina, è una pianta perenne, cespitosa, di colore bianco sericeo, alta in media 12 cm, con buone proprietà aromatiche in tutte le sue parti aeree. I fiori hanno l'aspetto di piccoli capolini di colore giallo distribuiti lungo il fusto. E' la specie che meglio si adatta alla coltivazione.

Artemisia Glacialis

L'Artemisia Glacialis, è una pianta perenne, cespitosa, di colore argento sericeo, priva di odore aromatico nelle sue parti aeree, il contenuto di oli essenziali è localizzato solamente nei semi. E' caratterizzata dal raggruppamento di tutti i capolini fiorali in una sola rosetta all'apice dello stelo. La fioritura avviene da luglio a inizio settembre. Cresce tra i 2000 ed i 3000 metri di altitudine, su ghiaie rupi, morene. Questa specie non è considerata agli effetti della coltivazione perchè poco adatta alla trasformazione nel liquore.

il genepì è oggi classificato come specie protetta

La coltivazione

A partire dagli anni '60, a seguito delle difficoltà di reperire il genepì spontaneo e per far fronte ad una domanda sempre maggiore di erba da parte dei produttori di liquore, alcuni agricoltori di montagna cominciarono a coltivare il genepì; acquisendo col tempo una vera e propria specializzazione in una coltura difficile, che richiede tempo ed impegno pluriennale. La coltivazione venne avviata nelle valli occitane delle provincie di Cuneo e Torino. La specie che meglio si presta ad essere coltivata è l'Artemisia Mutellina. Esistono diverse varietà di A. Mutellina coltivate: Ecotipo occitano: Elva, Valle Gesso, Valle Stura, Val Chisone e Gran Paradiso Selezione svizzera: RAC 12 e RAC 16 La quota ottimale di coltivazione è stata individuata tra i 1500 ed i 2000 metri, su terreni con esposizione a sud, considerato che l'Artemisia difficilmente si adatta alle temperature elevate di quote più basse. La semina avviene a inizio primavera generalmente in serra fredda, in seguito nel mese di giugno o luglio in base alle condizioni climatiche ed alla quota altimetrica, le piantine vengono trapiantate in pieno campo. La pacciamatura, copertura del terreno con teli o altro materiale coprente che preclude lo sviluppo di piante infestanti, è indispensabile nella coltivazione del genepì.

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A partire dall'anno successivo a quello del trapianto avviene la fioritura a cui segue la raccolta delle infiorescenze. Il ciclo colturale dell'artemisia dura mediamente tre anni. Durante il primo anno la pianta sviluppa la parte radicale e aerea, ma non produce fiori. Al secondo ed al terzo anno da fine giugno ad agosto, in base alla quota altimetrica delle coltivazioni si effettua la raccolta del fresco, in tale occasione alcune piante vengono lasciate in campo, ancora per almeno un mese, per la raccolta del seme. Dopo il terzo anno, salvo rari casi eccezionali, le piante non producono quantità di infiorescenze sufficienti a garantire l'economicità della coltivazione. E' possibile anche un trapianto in epoca autunnale, per ottenere migliori attecchimenti in annate siccitose o evitare i problemi di primavere troppo asciutte o troppo piovose, ma in questo caso si ha una fase improduttiva un pò più lunga.

Dalla Pianta al Liquore

La raccolta

Le infiorescenze raccolte devono essere essiccate tradizionalmente in locali arieggiati (solai o fienili) oppure con l'utilizzo di essicatoi, con una resa in secco che è del 30% circa. Infatti, per motivi logistici (conservazione, movimentazione, ecc.), la compravendita del genepì avviene esclusivamente sotto forma di materiale secco. L'essiccazione è una tecnica di conservazione che permette di evitare l'instaurarsi di processi enzimatici, responsabili del decadimento aromatico e sanitario delle infiorescenze. L'essiccamento tradizionale è di circa 15 giorni, trascorsi i quali il genepì viene conservato in sacchi di juta.

L'essicazione

Le piante di genepì essiccate vengono poste in contenitori di acciaio inox, riempiti con una soluzione idroalcolica, e lasciate in infusione. Recenti studi indicano in 30 giorni un tempo di infusione sufficiente ed ottimale per l'estrazione dei principi aromatici e amari della pianta. Successivamente l'infuso viene torchiato e addizionato di una miscela di acqua e zucchero per completare la preparazione del liquore.

I metodi di Produzione

L'infusione

In seguito il genepì viene lasciato riposare per ottenere la spontanea sedimentazione delle parti insolubili, poi separate con varie filtrazioni, fino ad ottenere la perfetta brillantezza del prodotto. Il liquore presenta diverse sfumature di colore che varia dal verdolino al giallo ambrato con una gradazione alcolica dai 30° ai 40°.

La Sospensione

Il liquore genepì può anche essere prodotto per sospensione: le piantine essiccate vengono collocate su apposite griglie sospese su di una soluzione idroalcolica, in contenitori chiusi ermeticamente dove l'alcool si satura delle componenti aromatiche e amare della pianta. Il procedimento dura circa 90 giorni. Dopo la sospensione, per la preparazione del liquore si procede con lo stesso metodo descritto precedentemente; il liquore finito necessita di 100 - 150 giorni di affinamento in bottiglia. Con l'infusione per sospensione il prodotto finito si presenta incolore, e la gradazione varia dai 30° ai 40°.

Altri usi del Genepy

Alla luce del profilo fitochimico delle piante utilizzate per la produzione del liquore, sono possibili anche alcuni utilizzi non liquoristici

  • Aromatizzazione dolciaria (caramelle, gelati, confetture, cioccolato): le prospettive appaiono ottime, in quanto la presenza di zucchero bilancia il sapore amaro degli estratti della pianta, conferendo ai prodotti il tipico aroma "alpino" della pianta.

    Integrazione alimentare: la presenza di composti ad azione digestiva e gastro-protettiva, validata clinicamente, rende ipotizzabile uno sviluppo di estratti a base di A. mutellina per il trattamento di disturbi gastro-intestinali formulati in forma "farmaceutica", quali compresse e capsule sulla falsariga dello sviluppo coreano di un prodotto analogo, contenente un estratto di assenzio coreano (Artemisia princeps).

I risultati finora ottenuti fanno inoltre suggerire che questo prodotto potrebbe avere utilità anche nel trattamento di patologie infiammatorie croniche. Una prospettiva di sviluppo di questo tipo è molto allettante, ma richiede risorse elevate e le sue ricadute non sarebbero immediate, dato che lo sviluppo di questo prodotto avrebbe tempi tecnici di almeno 4-5 anni.